CHE IL VINO CI LIBERI DALLA CUSTOMER JOURNEY

La customer journey altro non è se non il percorso che marca e cliente fanno insieme, nel quale sono compresi i diversi momenti di contatto (o touchpoint) che avvengono nel tempo, da quando avverto un bisogno che la marca può soddisfare, a quando smetto di utilizzarla. Una novità? Più che novità è una necessità dettata dal mutato comportamento del consumatore, non più passivo ma autonomo, critico, curioso e dotato di più strumenti per fare una scelta. Vi risparmio altri anglicismi e neologismi, vi basti pensare che questo percorso è ad ostacoli, siamo sempre in movimento, sono molti i momenti in cui possiamo venire in contatto con una marca e centrare il bersaglio non è semplice. Perchè questa è la direzione verso cui sta lavorando il retail 3.0 e il proximity marketing. Ora spostiamoci sul vino, un mondo in cui il tempo ha un valore che non si può e non si deve forzare, in cui è la conoscenza o anche il semplice piacere a guidare la scelta, in cui si guarda spesso indietro senza l’ansia di voler correre sempre in avanti. Potrà un QR code sull’etichetta soddisfare le curiosità sul prodotto, il vitigno, l’azienda? Basterà un app a guidarci nella conoscenza di un territorio? Sarà l’ecommerce il retail del futuro prossimo? Potrà il ranking che nasce dall’ecosistema digitale di Vivino sostiuire l’autorevolezza di una Guida curata da esperti? Io sono convinta che la digital revolution non trasformerà l’appassionato di vino in un bersaglio da colpire al momento dell’aperitivo o davanti allo scaffale di un supermercato, sono convinta che continuerà ad essere la passione e la competenza di un produttore la leva distintiva, che un bel sito o una curata app potrà anche raccontare al meglio la sua storia ma non potrà mai sostituirsi alla persona, uomo o donna che sia, che quel vino l’ha creato. Perché il vino sì, è poesia della terra, ma recitata dall’uomo.