Alcuni giorni fa durante il breakfast mattutino, come spesso avviene, navigavo in rete a caccia di notizie e mi sono imbattuta nel breve articolo di una collega professionista molto stimata in Toscana. Ci siamo conosciute frettolosamente in qualche fiera, abbiamo più o meno la stessa età, lavoriamo entrambe nel vino, l’esperienza di certo non ci manca. Nel pezzo la collega, con sapiente ironia, sottolineava il low profile con cui, ancora oggi, si identificano le professioniste che si occupano di relazioni e di comunicazione nel mondo del vino.Dovessimo riferirci al contentuo di cotanti comunicati stampa che vengono ingenuamente diffusi a destra e a manca (mi riferisco alle splendidi cornici, alle aziende leader nel settore, alle preghiere di pubblicazione…), non potrei che dar spazio allo sconforto ammettendo la pochezza e la bassezza del livello. Sapersi confrontare con un giornalista a pranzo o a cena dialogando di vino, significa già operare una nutrita selezione. Non è questo il punto. Vorrei, invece, spostare il focus su un tema ben più serio che deve farci riflettere tutte, ovvero su come è cambiato il ruolo della PR nell’economia della disintermediazione digitale, quella che sposta la creazione di valore di filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi ambiti. Le tecnologie digitali mettono gli utenti a diretto contatto con gli interlocutori di interesse, evitando l’intermediazione di altri soggetti, come nei viaggi e nelle vacanze, nell’ecommerce, nella fruizione di servizi pubblici e privati, nell’informazione. I professionisti della digitalizzazione ottimizzano i budget on line con il programmatic advertsing o il native advertising, le PR come rispondono alla crisi della carta stampata e alla migrazione dei contenuti in rete? Come possono influire sulla creazione del consenso on line, sulla reputazione di un’azienda, sulla Brand identity o anche semplicemente sulla conoscenza di un nuovo prodotto? Soprattutto, quel giornalista che si è stupito dell’interesse suscitato da una colazione di lavoro con una Pr ben vestita, si è reso conto che la sua penna oggi può essere considerata poco più di quella in bella vista sul cappello di un alpino?